Le condizioni della Shahàdah (Testimonianza che non c’è altro Dio all’infuori di Allah)
Le condizioni della Shahàdah (Testimonianza che non c’è altro Dio all’infuori di Allah)
Gli scienziati[1]ricordano sette condizioni per la Shahàdah. Solo realizzando queste sette condizioni insieme e con coerenza, la Shahàdahè valida.
Non si intende qui elencarle o impararle a memoria; quanti uomini comuni le hanno realizzate tutte e se gli venisse chiesto di elencarle, non lo saprebbe fare. E quanti le sanno a memoria e a volte si comportano diversamente.
Sono condizioni che devono essere realizzate gradualmente e con riflessione. Lo sceicco Hàfidh al-Hakmy svolse queste condizioni in versi: “La scienza, la certezza e l’accettazione. Imparale bene / la sincerità e l’amore! Che Allah ti Guidi verso ciò che Lui Ama[2].
Altri la misero in versi così: “Certezza, fedeltà e sincerità / verso il tuo amore per Lui; l’obbedienza della Shahàdah e la sua accettazione”
Qualcuno aggiunse una condizione ottava: rinnegare ogni altra divinità associata a Dio. Condizione dalla regola che chiunque ammettesse l’unicità di Allah, rifiutando qualsiasi altro socio, è salvo il suo sangue e il suo denaro dal Fuoco.[3]
Ed ecco le sette condizioni in dettaglio:
1. La conoscenza: conoscere bene il significato affermativo e negativo della Shahàdah e le opere che comporta. Se si conosce che Allah è l’Unico adorato, che questa è la verità e si comportasse in coerenza con ciò, allora si realizza la conoscenza. Opposto della conoscenza è l’ignoranza. Cioè non sapere che Allah è l’Unico che dovrebbe essere adorato, pensare magari che si può adorare altro o altri insieme a Lui. “Sappi che in verità non c'è dio all'infuori di Allah” (TSC, XLVII: 19), “eccetto coloro che avranno testimoniato la verità con piena conoscenza.” (TSC, XL III: 86). Cioè coloro che pronunciarono la Shahàdah con la lingua sapendo bene nel cuore cosa significa. “Allah testimonia, e con Lui gli Angeli e i sapienti, che non c'è dio all'infuori di Lui, Colui Che realizza la giustizia. Non c'è dio all'infuori di Lui, l'Eccelso, il Saggio.” (TSC, III: 18)
“Di': “Sono forse uguali e coloro che sanno e coloro che non sanno?”. Solo gli uomini dotati di intelletto riflettono.” (TSC, XXX IX: 9)
“Tra i servi di Allah solo i sapienti Lo temono” (TSC, XXXV: 28)
“Queste metafore Noi le proponiamo agli uomini, ma non le capiscono se non i sapienti.” (TSC, XXIX: 43)
Nel Sahìh, racconta Othman che il Profeta – pace e benedizioni su di lui – disse: “chiunque morisse sapendo che non c’è Dio all’infuori di Allah, va nel Paradiso ”[4]
1.La certezza: pronunciare la Shahàdah con certezza senza ombra di dubbio disseminato da demoni o da uomini. Chi pronuncia la Shahàdah dovrebbe avere la certezza che Allah è l’Unico Dio che merita di essere adorato ed è invalido adorarne chiunque altro. Se si hanno dubbi o se si è non fermamente convinti di non dover o poter adorare altri dei, come per esempio ammettere la deità di Allah ma non essere nel contempo convinti della negazione della deità di altre divinità, in questo caso la Shahàdahnon è valida né utile per chi la pronuncia. “coloro che credono in ciò che è stato fatto scendere su di te e in ciò che è stato fatto scendere prima di te e che credono fermamente all'altra vita.” (TSC, II:4). Allah ha anche lodato i credenti: “I veri credenti sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato senza mai dubitarne” (TSC, XLIX: 15) e rimprovera gli ipocriti: “Soltanto coloro che non credono in Allah e nell'Ultimo Giorno ti chiedono dispensa: i loro cuori sono dubbiosi e restano sospesi nei loro dubbi.” (TSC, IX: 45). Muslim narra nel suo Sahìh che Abu-Hurairah riporta il detto del Profeta – pace e benedizioni su di lui: “Ammetto che non c’è Dio all’infuori di Allah e che sono il suo messaggero. Qualsiasi servo le avesse ben presenti nel cuore queste due verità fino al giorno in cui muore e si ferma davanti a Dio, va in Paradiso”[5]. Sempre Abu-Hurairah racconta che il Profeta – pace e benedizioni su di lui – disse: “Preannuncio il Paradiso a chiunque trovassi dietro questo muro che creda fermamente che non c’è Dio all’infuori di Allah”[6]
2.L’accettazione: cioè accettare tutto ciò che implica la Shahàdah con la lingua e con il cuore: credere in tutto ciò che è fu mandato da Allah e dal Suo Messaggero. Accettare tutto questo senza rifiutarne nulla. Non abusare dei testi con cattiva ermeneutica o manipolazione rinnegata da Dio, bensì accettare la novella, obbedire e accettare tutto ciò che implica la Shahàdah con animo buono, sereno e rilassato.
Dio Descrive i credenti e la loro fede ferma: “Il Messaggero crede in quello che è stato fatto scendere su di lui da parte del suo Signore, come del resto i credenti: tutti credono in Allah, nei Suoi Angeli, nei Suoi Libri e nei Suoi Messaggeri. “Non facciamo differenza alcuna tra i Suoi Messaggeri.” E dicono: “Abbiamo ascoltato e obbediamo. Perdono, Signore! E’ a Te, che tutto ritorna”. (TSC, II:285) e “Dite: “Crediamo in Allah e in quello che è stato fatto scendere su di noi” (TSC, II: 136)
E l’opposto dell’accettazione è il rinnegamento. C’è chi sa bene il significato della Shahàdah e ne è certo ma nello stesso tempo la rinnega per vanità o per invidia. Appunto come i sapienti della Gente del Libro: “Coloro ai quali abbiamo dato la Scrittura, lo riconoscono come riconoscono i loro figli. Ma una parte di loro nasconde la verità pur conoscendola.” (TSC, II: 146) e “Tra la gente del Libro, ci sono molti che, per invidia, vorrebbero farvi tornare miscredenti dopo che avete creduto” (TSC, II: 109). Così come i miscredenti conoscevano bene il significato della Shahàdah e la veridicità del Messaggio ma non volevano ammetterlo per vanagloria: “Quando si diceva loro: “Non c'è dio all'infuori di Allah”, si gonfiavano d'orgoglio” (TSC, XXX VII: 35), “Sappiamo bene che quello che dicono ti addolora, ma non è certamente te che smentiscono: gli ingiusti negano i segni di Allah.” (TSC, IX: 33) così faceva Faraone con Mosè – pace sia su di lui.
Rientra nella riluttanza la protesta contro certe leggi della Sharia o i limiti imposi da Allah come quello che dovrebbe essere applicato in caso di furto, adulterio. Rientra in questa riluttanza anche contestare la poligamia o le leggi per dividere l’eredità, ecc. Allah dice: “O voi che credete! Entrate tutti nella Pace” (TSC, II: 208), “Quando Allah e il Suo Inviato hanno decretato qualcosa, non è bene che il credente o la credente scelgano a modo loro. Chi disobbedisce ad Allah e al Suo Inviato palesemente si travia.” (TSC, XXX III: 36).
Rientra anche nella riluttanza non rispettare i nomi di Dio e delle sue qualità e l’assomigliarli a quelli delle creature.
5- L’obbedienza: cioè seguire ciò che ci indica laShahàdah. E la differenza fra l’obbedienza e l’accettazione è che l’accettazione riguarda i concetti, cioè ammettere qualcosa con la propria mente mentre l’obbedienza riguarda i fatti, cioè passa dall’accettazione dei concetti alla sfera dei comportamenti. L’obbedienza è la rassegnazione, non implica il confutare le sentenze di Dio: “Tornate pentiti al vostro Signore e sottomettetevi a Lui” (TSC, XXX IX: 54), “Chi [potrebbe scegliere] religione migliore di colui che sottomette ad Allah il suo volto, opera il bene?” (TSC, IV: 125), “Chi sottomette il suo volto ad Allah e compie il bene, si afferra all'ansa più salda.” (TSC, XXXI: 22). Lodando Abramo, Dio disse: “Quando il suo Signore gli disse: “Sottomettiti”, disse: “Mi sottometto al Signore dei mondi”. (TSC, II: 131). Seguire bene le regole della propria religione significa anche seguire ciò che il Profeta disse senza polemizzare, aumentare né togliere. “No, per il tuo Signore, non saranno credenti finché non ti avranno eletto giudice delle loro discordie e finché non avranno accettato senza recriminare quello che avrai deciso, sottomettendosi completamente.” (TSC, IV: 65).
Se invece si conosce bene il significato della Shahàdah, se ne ha la certezza, senza però applicarla con i fatti, ciò non vale così come fu per Abu-Tàlib, poiché sapeva che la religione di Muhammad era la verità, anzi lo diceva e ammetteva. Eccolo difendere il Profeta: quindi cosa mancò ad Abu-Tàlib? Mancò l’obbedienza e la rassegnazione. Così anche per alcuni orientalisti. Esprimono il loro interessamento all’Islam. Hanno la certezza che fosse la strada giusta. Poi trovi alcuni musulmani rallegrarsi per questo compiacimento e di coloro che lo esprimono descrivendoli obbiettivi.
Ma giova ricordare che il loro compiacimento, la loro certezza e la loro ammissione non bastano. Ci vuole obbedienza. Rientra in questa disobbedienza il non rifarsi alla Sharia sostituendola con le leggi sulla positività, francesi, inglesi, svizzeri e altre.
1.La sincerità: ed è soprattutto la sincerità con Allah. Un servo dovrebbe essere sincero nella sua fede, nel suo credo. Una volta lo è ciò significa che approva il Libro di Dio e la Sunnah del Suo Profeta. La sincerità è la base dei detti. Si deve essere sinceri nella propria Da’wah, fare dello sforzo nell’adorare Dio, rispettare i suoi limiti: “O voi che credete, temete Allah e state con i sinceri.” (TSC, IX: 119) e nel descrivere i compagni, Dio Disse ciò che può essere tradotto come “Tra i credenti ci sono uomini che sono stati fedeli al patto che avevano stretto con Allah.” (TSC, XXX III: 23); “Chi ha recato la Verità e chi vi si è attenuto” (TSC, XXX IX: 33)
La sincerità come condizione indispensabile della fede è stata menzionata nel Hadith autentico: “Chiunque dicesse che non c’è Dio all’infuori di Allah con ferma certezza di cuore, va nel Paradiso”[7]
Opposto della sincerità, le menzogne. Se il servo non è sincero, la sua fede non è valida ed è considerato ipocrita anche se pronuncia con la propria lingua la Shahàdah. Anzi è considerato peggiore del miscredente dichiarato. Perché il solo pronunciare la Shahàdah senza sentirne il significato nel cuore vuol dire che questa Shahàdah non è valida e non salva chi la pronuncia, bensì è considerato ipocrita, uno di coloro di cui si parla in questo versetto: “Quando vengono a te, gli ipocriti dicono: “Attestiamo che sei veramente il Messaggero di Allah”” (TSC, LXIII: 1) ma Allah li confuta: “ma Allah attesta che tu sei il Suo Messaggero e attesta Allah, che gli ipocriti sono bugiardi.” (TSC, LXIII: 1).
Sempre Descrivendo questi ipocriti, Allah Disse: “Tra gli uomini vi è chi dice: “Crediamo in Allah e nel Giorno Ultimo!” e invece non sono credenti.” (TSC, II: 8) e “Tra gli uomini, c'è qualcuno di cui ti piacerà l'eloquio a proposito della vita mondana; chiama Allah a testimone di quello che ha nel cuore, quando invece è un polemico inveterato” (TSC, II: 204).
Le prove di ipocrisia sono tante e sono spiegate nei primi della Sura II (la Giovenca), anche nella Sura IX (Il Pentimento o la Disapprovazione) nonché in altre. Se le convinzioni e le opere del servo sono basate su un credo sano, allora la fede è valida e forte, e quindi le opere sono accettate – Dio Piacendo – e viceversa. Poi la sincerità vede un grande divario. E fra le cose che rinnegano la sincerità della Shahàdah, ripudiare ciò che disse e insegnò il Profeta in tutto o in parte, poiché Allah ci Ordinò di obbedire al Messaggero e approvarlo, associando ciò all’obbedienza verso Lui stesso: “Chi obbedisce al Messaggero obbedisce ad Allah” (TSC, IV: 80).
Alcuni potrebbe confondere la sincerità e la certezza, allora gioverebbe ricordare che la certezza è più grande della sincerità, la include. Quindi chi ha certezza, è sincero ma non viceversa. In parole semplici, chi arriva alla certezza sarà già passato per la fase della sincerità.
1.La purezza nell’intenzione: cioè il depurare le proprie opere con la buona intenzione da qualsiasi impurità di politeismo. Cioè dire e fare tutto tendendo solo al Volto di Allah e anelando al suo compiacimento senza nessun ombra di ipocrisia, fama, lucro, interesse personale, desiderio dichiarato o occulto. Né si deve precipitarsi a fare una cosa per amore verso una certa persona, credo o principio senza Guida di Allah. Questa purezza di fede è altresì importante nella Da’wa [invito alla via di Allah], questa non potrebbe essere fatta a fin di lucro, o come mezzo per avvicinarsi ad altro che ad Allah, o per arrivare a potere o denaro. Bensì chi esercita Da’wa dovrebbe farlo solo con lo scopo di ottenere il compiacimento di Allah e il Giorno del Giudizio non si cura dei mortali né di trarre da loro né ricompensa né gratitudine.
Il Corano e la Sunnah sono pieni dell’idea del puro monoteismo e dell’incitamento a ciò e l’ammonimento dal contrario, per esempio: “Non appartiene forse ad Allah il culto sincero?” (TSC, XXX IX: 3) e “eppure non ricevettero altro comando che adorare Allah, tributandoGli un culto esclusivo e sincero” (TSC, XC VIII: 5) e “Di': “È Allah che adoro e Gli rendo un culto puro.” (TSC, XXXIX: 14). Abu-Hurairah disse che il Profeta – pace e benedizioni su di lui – disse: “Al Giorno del Giudizio, i più beati della mia intercessione saranno coloro che avranno detto che non c’è Dio all’infuori di Allah con pura certezza di cuore”[8]e nei due Sahìh nel Hadith di Utbàn si legge che Allah vieterà al Fuoco i corpi di coloro che dicono che non c’è Dio all’infuori di Lui tendendo solo al Suo Volto[9].
Rientra in ciò, seguire la Sunna di Muhammad; seguirla in modo rigoroso abbandonando i Bida’ah (eresie) e ripudiare ciò che si allontana dalle sue leggi seguendo magari le consuetudini degli uomini, i loro usi o leggi, perché accettare o assecondare solo queste fregandosene delle leggi della religione, non è segno di fede pura. Opposto alla fede pura è il politeismo, l’ipocrisia, l’intendere con le proprie opere ed azioni altro che il Volto di Dio.
Se la fede presenta delle impurità, la Shahàdahnon giova più a niente. “Abbiamo giudicato le loro opere e ne abbiamo fatto polvere dispersa.” (TSC, XXV: 23) non gioverà nessuna sua opera perché avrà perso la base di tutte le opere: “In verità Allah non perdona che Gli si associ alcunché; ma, all'infuori di ciò, perdona chi vuole. Ma chi attribuisce consimili ad Allah, commette un peccato immenso.” (TSC, IV: 48)
Abu-Hurairah disse che il Profeta – Pace e Benedizioni siano su di lui – disse: “Allah, il Benedetto e l’Altissimo, Disse: Sono il socio meno in bisogno di associ; chiunque facesse un’opera intendendo compiacere altro o altri di me, abbandono questi e i suoi soci”[10]se manca la purezza di fede nell’intenzione di qualsiasi opera, si vanifica la ricompensa di questa. In sostanza la purezza di fede è il depurare l’opera di qualsiasi impurità di politeismo o passioni; come pretendere di essere lodati dagli altri o di lodarli; o di pretendere da loro denaro, favoreggiamenti o potere o altre impurità del genere che possono variare ma hanno in comune il pretendere il compiacimento di altri che Dio. L’essenza della purezza di fede, che dovrebbe essere il motivo di qualsiasi opera, è prima di tutto l’obbedienza agli ordini di Dio.
Una volta realizzato questo, non c’è male ad ambire ad altro come vincere la delizia del Paradiso o il salvarsi dal castigo del Fuoco. Anzi la purezza della fede conduce il servo che intende il compiacimento del Volto di Dio avrà presente nell’anima che le opere buone hanno frutti buoni anche in questa vita come la serenità d’animo, la dignità e altri frutti ancora che succedono alle opere buone e rendono ancora più forte il desiderio di fare delle opere buone.
1.L’amore: cioè l’amore per la Shahàdah e ciò che implica, cioè amare Allah e il Suo Messaggero. Dare la precedenza a questo amore su qualsiasi altro, realizzare le condizioni di questo amore, cioè associare all’amore per Allah rispetto e reverenza, timore e speranza. Amare i luoghi che Dio Ama come la Mecca, la Medina, le moschee in genere; anche i tempi come Ramadan, i dieci giorni di Dhi-Al-Hijjah e altri, anche le persone come i Profeti, i Messaggeri, gli angeli, uomini di verità, i martiri, i devoti. Anche le opere che Egli Ama come la preghiera, la decima, il digiuno, il pellegrinaggio; anche i detti come il Dhikr e la lettura del Corano.
Rientra in questo amore anche dare la precedenza alle cose amate da Allah su quelle amate da noi, i nostri desideri, le nostre passioni poiché il Fuoco è attorniato dalle passioni mentre il Paradiso dalle cose ripudiate.
Questa devozione ripudia ciò che è ripudiato da Dio e dal Suo Messaggero; ripudiare i miscredenti, detestare la miscredenza, la malvagità e la disobbedienza. “O voi che credete, se qualcuno di voi rinnegherà la sua religione, Allah susciterà una comunità che Lui amerà e che Lo amerà, umile con i credenti e fiera con i miscredenti, che lotterà per la causa di Allah e che non teme il biasimo di nessuno” (TSC, V: 54); “Non troverai alcuno, tra la gente che crede in Allah e nell'Ultimo Giorno, che sia amico di coloro che si oppongono ad Allah e al Suo Inviato, fossero anche i loro padri, i loro figli, i loro fratelli o appartenessero al loro clan” (TSC, L VIII: 22); “Di': “Se i vostri padri, i vostri figli, i vostri fratelli, le vostre mogli, la vostra tribù, i beni che vi procurate, il commercio di cui temete la rovina e le case che amate vi sono più cari di Allah e del Suo Messaggero e della lotta per la causa di Allah, aspettate allora che Allah renda noto il Suo decreto! Allah non guida il popolo degli empi”.” (TSC, IX: 24)
In un Hadith, tre qualità chiunque le possieda, trova la dolcezza della fede: prima fra di loro che Allah e il Suo Messaggero fossero più cari al suo cuore di chiunque altro.[11]E il segno di questa devozione è obbedire alla legge di Allah e seguire il Suo Messaggero: “Di': “Se avete sempre amato Allah, seguitemi. Allah vi amerà e perdonerà i vostri peccati. Allah è perdonatore, misericordioso”.” (TSC, III: 31). Opposto della devozione è l’odio e il ripudio per la Shahàdah e ciò che implica o amare altro/altri associandolo/li a Dio: “Poiché ebbero ripulsa di quello che Allah ha rivelato, Egli vanificherà le loro opere.” (TSC, XL VII: 9)
“E fra gli uomini vi sono coloro che attribuiscono ad Allah degli uguali e li amano come amano Allah. Ma coloro che credono hanno per Allah un amore ben più grande. Se gli empi potessero vedere, [come] quando vedranno il castigo, che tutta la forza è di Allah, e che Allah è implacabile nel castigo!” (TSC, II: 165)
Questi ultimi amano Allah ma, secondo una della due interpretazioni, amano nello stesso tempo altri con lui nello stesso modo in cui lo amano. E malgrado il loro amore per Allah, Egli li chiamò “empi” e qui la loro colpa sarebbe il politeismo. Ne è prova il versetto seguente: “Non usciranno dal Fuoco.” (TSC, II: 167)
E se questo è il destino di chi ama Dio associandoGli altri amandoli con la stessa intensità con cui ama Dio, figuriamoci di coloro che avranno amato altri più del loro amore per Dio? E di coloro che avranno amato altri che Allah e non Lui, Gloria a Lui l’Altissimo? E peggio ancora, coloro che avranno odiato Allah, Gloria a Lui l’Altissimo e lo avranno combattuto?
Rinnega l’amore per Dio, l’odio per il Suo Messaggero o il messaggio di questi. O anche l’odio di una parte di codesto messaggio. Rinnega anche l’amore per Dio, assecondare i nemici di Allah
Lo rinnega anche ripudiare i servi fedeli. Ed infine impedisce la pienezza di questo amore i peccati.
Preghiamo Allah, Gloria a Lui l’Altissimo, di Concederci il Suo Amore e l’amore di coloro che Ama e ogni opera ci avvicini al Suo Amore. Egli è Onnipotente ed è Degno di Esaudire le nostre preghiere. Pace e Benedizioni sul Profeta, la sua Gente ed i suoi Compagni.
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[1]Vedi esegesi di Kitàb al-tawhìd taysìr al-‘zìz al-hamìd wa Fath al-Majìd, l’esegesi di Ibn-Qàsim del capitolo dell’esegesi della Shahàdah. Vedi anche ma’arij al-Qoboul di Hàfidh al-Hakmy, pp. 273-284; Ibn-Gibìn, Le due Shahàdah, pp. 77-85; Abd-ar-Rahmàn al-Dousry, Risposte utili per le questioni del credo, pp. 24-26; al-Sharìf Hamdàn Ibn-Ràjih al-Jihàdy, La Shahàdahesegesi e spiegazione, pp. 36-40; Hishàm al-‘oqdah, Breviario di Ma’rij al-Qoboul, pp. 99-102 e altri testi che hanno trattato questo argomento specie quelli degli Imàm della Da’wa.
[2]Scala della scienza delle origini, p. 23
[3]Muslim, 23
[4]Sahìh Muslim, esegesi del Nauauy, 218/1
[5]Sahìh Muslim, esegesi del Nauauy, 224/1
[6]Muslim, 237/1
[7]Ahmad, 16/4
[8]Al-Bukhary, 99
[9]Al-Bukhary 110/1, Muslim, 1/61
[10]Muslim, 2985
[11]Al-Bukhary, 16